giovedì 28 marzo 2013

L'Imperatore-Profeta di Gothian. Capitolo 9. Marvin e Alice



<<Alice>>
Il richiamo provenne dal buio.
Non era un ordine, né una domanda e neppure un'implorazione.
Era tutte queste cose insieme.
Lei si voltò, e il suo viso di fanciulla, in controluce, incorniciato da riccioli biondi, colpì con inaspettata potenza gli occhi dell'Imperatore.
<<Dunque sei tu la cugina di Alienor di Alfarian?>>
La vista di Alice si abituò lentamente all'oscurità di quella sala.
<<Sì, Vostra Maestà Imperiale. Sono io>>
La sua voce era dolce, ma determinata.
Lo sguardo dell'Imperatore si perse di nuovo nei riccioli dorati.
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi...
Quanta nostalgia sentiva, nostalgia di una vita vera, di cose normali, di cose che lo rassicurassero.
<<A che punto siamo della notte?>>
La domanda aveva un'interpretazione letterale ed una metaforica, a cui se ne aggiungeva una terza, quella esoterica.
Custos, quid noctis?
Erano le parole del profeta Isaia.
Uno dei miei predecessori. Io sono l'ultimo Profeta, il definitivo, quello che porterà a compimento il Sentiero Dorato e l'Impero dei Diecimila Anni.
Non ci credeva nemmeno lui.
La mia capacità profetica è offuscata... che cosa si può dire di questa notte inaspettata?
Alice aveva esitato a rispondere, come se capisse che l'Imperatore aveva bisogno di riflettere.
<<Manca un'ora all'alba, Maestà. Questa è l'ora più fredda>>
Improvvisamente si accesero delle luci, dietro il trono.



L'Imperatore-Profeta, Marvin Eclionner Vorkidian apparve in tutto il suo aspetto tenebroso e inquietante, assieme al lupo albino Arf, che era appartenuto a suo padre Masrek, il defunto Principe della Corona.
Alice osservò con molta attenzione e scrupolosità la scena che gli si parava di fronte.
Marvin notò una punta di maliziosità sul viso della fanciulla.
<<Ti aspettavi forse un terribile mostro? Un feroce vampiro? Un vecchio coperto di rughe? Ah, ma io sono vecchio... sono un vecchio rottame... e non vedo alcuna alba, per la mia vera Vista... immagino che tu capisca a cosa mi riferisco>>
Alice annuì:
<<Maestà, io avevo già visto molti vostri ritratti, ma devo dire che visto di persona siete ancora più bello. 
So che non siete un vampiro, l'anello del Fuoco vi ha protetto, e ha conferito lunga vita al druido Halfgan, che a sua volta l'ha donato al druido Gwydion. 
Non siete un vecchio rottame
Per Vista voi intendete la Profezia. 
Spero che tornerete presto in possesso della vostra facoltà, per il bene di tutti noi, Sire>>
Marvin era rimasto senza parole di fronte alla spigliatezza e alla competenza della giovane donna.
<<Vedo che sei preparata, Alice. Sei consapevole dunque della fragilità del tuo Imperatore?>>
Era una domanda fintamente amichevole.
Voglio vedere fino a che punto si rende conto del ruolo che le hanno assegnato.
Pareva averne avuto intuizione.
<<Mia cugina Alienor mi ha inviata da voi, Maestà, per sostituire il posto lasciato libero dalla mia sorellastra Eleanor, che voi avete cresciuto come una figlia>>



<<Eleanor sposerà mio figlio Arthur. Due nomi nobili. Quello di Eleonora d'Aquitania e di Artù Pendragon. So che tua cugina, Marie di Champagne, sta curando i romanzi cortesi della materia di Bretagna, gli stessi che si cantavano alla corte di Enrico Plantageneto, nei tempi remoti prima del Grande Cataclisma>>
Alice aveva colto tutti i riferimenti:
<<Adoro i romanzi cortesi, Maestà>>
Marvin sorrise:
<<Anch'io. Ho anche curato una edizione critica delle opere di Chretien de Troyes>>
La fanciulla annuì:
<<L'ho letta, Sire. E mentre la leggevo pensavo che le memorie dei vostri antenati riaffiorano dai tempi più lontani. Forse voi ricordate davvero gli originali testi dell'età cortese>>
Marvin sentì una stretta al cuore.
Ora capisco perché Alienor mi ha mandato questa ragazza. Nel momento in cui la Profezia si interrompe, ecco che nella mia vita entra una giovane donna che sembra fatta apposta per me.
Sanno che questo è il mio tallone d'Achille. 
Si chiese fino a che punto Alice si rendesse conto del pericolo che costituiva per l'equilibrio mentale dell'Imperatore.
<<In effetti i miei ricordi si espandono nel passato, ogni giorno per una generazione, e già ormai sono ai primordi della nostra specie, e ciò che ho visto non fa onore all'umanità>>
Alice aveva uno sguardo genuinamente consapevole di tutte le possibili implicazioni di ogni discorso.
<<E' un grave fardello, quello che portate, mio signore>>
Marvin annuì.
Sa tutto. E sa anche quello che vuole. Sta valutando se le convenga di più schierarsi al mio fianco o procedere nella missione di distruggermi.
Da quel viso di elfo traspariva ben poco.
<<Il Bianconiglio è veramente una raffinatezza letteraria. Tra l'altro fa pendant col mio lupo albino>>



Lei si avvicinò di un passo, tenendo in braccio il coniglio bianco.
<<Spero che il vostro lupo non costituisca un pericolo per il Bianconiglio>>
La frase in sé era normale, ma c'era un velato doppiosenso.
Io sto al mio lupo come lei sta al suo coniglio, e quindi io sto a lei come il lupo al coniglio. Mi sta dicendo che spera di non essere una mia preda. Ma lo dice ironicamente. E l'ironia si ha proprio quando si afferma il contrario di quello che si intende dire.
Quella ragazza era una fuoriclasse. Una perla coltivata nelle migliori condizioni, per far colpo sull'Imperatore-Profeta, per entrare nella sua vita, diventare una voce influente, la più influente... ma senza concedersi, lasciando cuocere il sovrano a fuoco lento, fino a che non sarà perdutamente innamorato di lei.
A quel punto lei potrà scegliere se manovrarmi come un fantoccio o spezzarmi il cuore in modo tale che tutto il mio impero vada in crisi ed io con lui.
Era un'ipotesi credibile. Già altre volte si era tentato, ma mai in modo serio.
Questa volta la situazione è seria. Potrebbero riuscirci. Se la mandassi via subito darei un segnale di debolezza, incoraggiandoli in tentativi ancora più pericolosi.  Devo accettare questa sfida. Anche questo fa parte del Gioco del Trono.
Decise e sentì il brivido che accompagna le decisioni che avvengono senza alcun pronostico.
Era da tanto che non gli accadeva e fu una piacevole sorpresa.
<<Il mio lupo è addestrato. Fa solo quello che gli dico. Se il tuo coniglio si comporterà bene, non avrà nulla da temere dal mio lupo. Ma se dovesse creare dei guai seri, allora...>>
La minaccia lasciata in sospeso faceva sempre effetto, soprattutto in una frase a doppio senso.
Io sono il lupo e lei è una coniglietta.
Lei fece una riverenza.
E qui lui ebbe un'improvvisa premonizione.



Alice compariva in armatura militare, come Giovanna d'Arco. E in braccio non aveva più un piccolo e morbido coniglio bianco, ma un grosso e laido coniglio marrone.
Il volto della fanciulla era serio, severo, quasi minaccioso.
Che lei fosse una minaccia era ovvio. Meno ovvia era la sua natura di comandante militare, ma in tempi strani i personaggi come la Pulzella d'Orleans trovavano un loro ruolo nella grande storia.
Ma cos'è quel maledetto coniglio? Cosa simboleggia? Niente di buono. 
Quella premonizione indicava un seguito, ma non lo mostrava, se non per vaghissime impressioni, come succede a un sogno quando non ce lo ricordiamo bene.
Alice, che aveva atteso in silenzio, dichiarò:
<<Non creerà guai di alcun tipo>>
Certo il coniglio non ne avrebbe creati, ma lei?
Abile, nello spostare la minaccia su un piano diverso...
Poteva essere una consulente preziosa, purché si comportasse con discrezione e non si impicciasse troppo di questioni politiche o religiose.
<<Lo vedremo! Per il momento richiediamo la tua presenza qui a Gothian. Per garantire la tua virtù e la tua castità ai tuoi genitori, che sono miei cari amici, sarai alloggiata presso l'ambasciata del regno degli Alfar, dove la tua famiglia potrà essere costantemente informata su di te. Ti ho concesso la mia fiducia. Non tradirla, o sarà peggio per te!>>