venerdì 12 giugno 2015

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Estgot. 89. Gothar entra in scena



Waldemar dormiva. E sognava. Ma quel sogno stava assumendo rapidamente i contorni di un incubo.
Era in una cripta, sotto molti aspetti simile a quella di Sleepy Providence, dove si era tenuta la sua Iniziazione. 
E tuttavia era molto diversa.
C'erano statue colossali accanto ad ogni colonna, ed una luce verde si propagava da lampade collocate in mezzo ad anfratti di pietra nera.
In fondo alla cripta c'era una statua mostruosa, di una creatura immensa, che sorgeva da un basamento fluorescente.
Aveva un busto umano, virile, possente, ma la testa era quella di un demone, con orecchie, occhi e bocca di pipistrello.

La statua emanava anch'essa una luce verde fluorescente, che scaturiva dalle costole, dalla bocca e dagli occhi.

Una voce cantilenante, senza tempo, provenne da quella statua.

<<Benvenuto nella mia nuova dimora, Lord Waldemar. E' un onore averti ospite, seppure solo in spirito, nella cripta del Castello di Gothian>>

In quel momento la statua prese vita e le braccia possenti si trasformarono in enormi ali, mentre il basamento divenne una grande coppa d'argento piena di liquido verde come l'assenzio.



Waldemar non aveva cercato quella visione.
<<Signore Gothar, come hai fatto ad entrare nella mia mente?>>

La voce cantilenante riprese la sua tetra litania:
<<Devi stare attento alle gocce di Acqua della Vita. Anche solo una in più del dovuto può aprire la porta dell'Abisso. La differenza tra una medicina e un veleno è nella dose>>

Waldemar sapeva già con chi stava parlando, ma voleva sentirselo dire da lui:
<<Non mi pare di averne aggiunta neanche mezza in più. In ogni caso, eccomi qui alla presenza di Gothar il Consigliere, Principe dei Ghiacci eterni e della Vivente Morte>>

Gli occhi della creatura si dilatarono e divennero sporgenti e la sua bocca si spalancò, mostrando enormi zanne, sia nell'arcata superiore che in quella inferiore;
<<Ne hai l'onore, lord Waldemar. Un onore che ho concesso soltanto a pochissimi eletti>>

London statue

Waldemar provava disgusto, ma non paura:
<<Un discutibile privilegio, Signore Gothar>>

Il Consigliere gracchiò una risata stridula;
<<Eppure prima o poi, alla fine, tutti cercano e seguono il mio consiglio>>

Waldemar si sentiva stranamente calmo.
<<E' solo un consiglio del male, lord Gothar>>

Il Signore dei Ghiacci continuò la sua nenia funebre:
<<Cosa è bene e cosa è male non è facile a dirsi. Persino il Supremo Deva Ahriman richiede il mio consiglio, per discernere l'uno dall'altro>>



<<E tu cosa gli rispondi, Signore Gothar?>>

<<Che il bene supremo è la Divina Indifferenza. Più si è capaci di essere indifferenti, e meno si soffre. Tu invece, povero Waldemar, sei tutto il contrario: sei troppo sensibile, troppo consapevole, percepisci troppo, ed è un male. Un ipersensibile non sarà mai felice>>

<<Potrei anche darti ragione, lord Gothar. Forse puoi consigliare anche a me il modo per diventare indifferente?>>

A quel punto Gothar assunse forma umana.
Assomigliava molto ad Eclion, ma era più calmo, più controllato, più gelido.
Si sedette su un trono nero, che era comparso alle sue spalle.



<<Avrei innumerevoli consigli per te, lord Waldemar, ma purtroppo ho poco tempo a disposizione e devo venir subito al dunque su alcune questioni che mi stanno a cuore>>

<<Sono tutto orecchi, lord Gothar>>

<<Ho motivo di credere che tu sia in possesso di informazioni che mi interessano>>

Waldemar sorrise:
<<Se sei riuscito a penetrare nella mia mente, non avrai avuto difficoltà a leggervi tali informazioni>>

<<Disgraziatamente, lord Waldemar, il tuo patrono Atar ha posto delle solide difese a protezione dei dati che voglio conoscere, ragion per cui mi trovo a dover utilizzare altri sistemi di persuasione per farti parlare>>

<<Intendi torturarmi? In tal caso ti avverto che Atar, Belenos ed Eclion hanno posto valide difese anche contro questa eventualità>>

Gothar sollevò le mani al cielo:
<<Tortura? Non sia mai detto! Non mi avvarrei mai di strumenti così grossolani. No, preferisco offrirti qualcosa in cambio. 
Vedi, ti è stato detto, in buona fede, che la tua amata Virginia era morta, uccisa dalla famiglia Dracu. Ecco, questa informazione non è del tutto esatta.
Certo, non si può dire che sia ancora viva, ma non si può nemmeno dire che sia morta.
Capisci cosa sto cercando di comunicarti?>>

Waldemar capì immediatamente:
<<Non morta!>>

Gothar annuì:
<<Precisamente. E si dà il caso che sia anche mia ospite, qui a Gothian, come signora di questo luogo. Osserva...>>

Waldemar la vide. Virginia Dracu era seduta su un trono, rigorosamente in stile gotico, con tanto di corona sulla testa. Appariva forte e regale.



Gli si strinse il cuore, ma non si lasciò ingannare:
<<Virginia piacque tanto agli occhi miei, quand'ella fu di qua, ma ora che di là dal mal fiume dimora, non c'è mestier lusinghe.

L'anima di Virginia non alberga più in quel corpo. Libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta.

Durante la mia iniziazione ho parlato con il suo spirito. Questo simulacro che siede sul trono di Gothian non è altro che un vero vampiro, che non si nutre più di energie psichiche, ma di vero sangue. 
L'hai trasferita lì utilizzando il Varco di Gothian, l'unico che era sotto il tuo controllo. 
E' stata una mossa azzardata, fatta per ricattarmi. Ma non ha funzionato.

Ho intuito anche il falso nome con cui questa non-morta si è fatta chiamare negli ultimi anni: Herbertha Von Steinberg, la quale ti ha anche dato un figlio. Fenrik, futuro Conte di Gothian.

Non sono morti, ma la loro condizione non si può dire vita.
Cos'è la sopravvivenza se non sopravvivi intero?>>


Gohtar si era fatto scuro in volto:
<<Atar e le sue Sacerdotesse ti hanno insegnato bene, eppure, pur con tutta la loro sapienza, non hanno discernimento.

Tu hai visto il futuro e presto ne avrai un quadro ancora più completo. 
Presto sarà evidente anche a te che le cose non andranno esattamente come stabilito nel Primo Patto. Forse hai già un'idea di quali sono i rischi.
Presto capirai chiaramente a cosa mi riferisco.

Le dinastie Vorkidian, Eclionner e Ataris, che discenderanno dalle tue tre figlie,  si faranno la guerra l'una contro l'altra, fino a che i tre regni non saranno sull'orlo della catastrofe: e a quel punto implorerete il mio aiuto, e un Secondo Patto verrà concluso, questa volta alle mie condizioni e tutta la Nuova Terra impararerà a rispettare e temere il nome di Gothian!>>

Waldemar sapeva che quel rischio era concreto:
<<Non esserne troppo sicuro, Gothar. 

Hai violato la Legge dei Quattro Immortali. Ti sei mosso contro la maggioranza dei tuoi pari e ne risponderai davanti a loro.
Non avrai nessuna informazione da me, né alcuna complicità. Gli altri Immortali te lo impediranno>>


Gothar lo fissò severamente:
<<Così dunque hai scelto! Guerra! Ma un giorno, quando sarà troppo tardi, ti pentirai della tua caparbietà e della tua ostinazione>>

Waldemar questa volta ebbe l'ultima parola:
<<Le mie previsioni dicono diversamente: Atar, Belenos ed Eclion saranno furibondi, quando scopriranno ciò che hai fatto, sire Gothar.

Quanto a me, ora so esattamente ciò che accadrà, e mi rendo contro che tra le scelte possibili, questa è il male minore.

 E' l'unica via che garantirà la sopravvivenza di un'umanità libera. Certo, sarà un'amara medicina, e non tutti la tollereranno, ma i sopravvissuti potranno creare modelli interessanti>>