mercoledì 29 luglio 2015

L'isola Borromea (o Isola Bella, arcipelago delle Isole Borromee)



L'arcipelago delle Isole Borromee è situato nel medio lago Maggiore, a occidente, nel braccio di lago chiamato golfo Borromeo che vede affacciate e contrapposte Stresa e Pallanza.
L'arcipelago si compone di tre isole, un isolino e uno scoglio.
Lago-Maggiore 1387.JPG

Isole Borromee.svg
Nel XIV secolo i Borromeo, potenti feudatari della zona ma originari di Firenze, divennero proprietari delle isole e iniziarono così la loro trasformazione. Tutt'oggi la famiglia possiede ancora l'Isola Bella e l'Isola Madre, oltre ai due scogli emersi conosciuti come Castelli di Cannero per via delle rovine di due fortificazioni medioevali.
L'isola dei Pescatori è l'unica abitata stabilmente, anche se da una piccola comunità, mentre le due isole "sorelle" sono ambite tra i turisti che ammirano i due splendidi palazzi e i relativi giardini, famosi in tutta Europa per la qualità del paesaggio e per la cura e la varietà delle architetture vegetali, composte da oltre 2000 varietà di specie differenti.
Nell'Isola Madre è presente anche una numerosa fauna di volatili orientali, come pavoni bianchi, fagiani dorati e pappagalli, liberi nello splendido giardino.
L'Isola Bella possiede invece un giardino che, abilmente progettato nei secoli, presenta fioriture multicolori per tutto l'anno, a rotazione tra le varie specie floreali (roseorchideebulbosemagnoliefruttetiazaleegardenieglicini).
L'isola Bella

Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi celebreranno il loro matrimonio religioso l'1 agosto, presso l'Isola Bella e concluderanno il tour de force di festeggiamenti, incominciati a Montecarlo il 25 agosto dopo la cerimonia civile, con un party presso la Rocca d'Angera.

La Rocca Borromea di Angera è una costruzione fortificata situata nel comune di Angera (provincia di Varese), sulle sponde lombarde meridionali del Lago Maggiore. Si tratta di uno dei castelli meglio conservati del territorio lombardo. E' anch'essa di proprietà della famiglia Borromeo dal 1449.

La rocca vista dalla sponda opposta del lago

Estgoth. Capitolo 100. Epilogo: Waldemar e Jessica.



<<Mio caro>> disse Jessica quando vide entrare Waldemar nella sua stanza.

Waldemar sentì che era sincera e le diede un tenero bacio.
Alla fine ha imparato ad amarmi. Ora che è troppo tardi.
Ma era davvero tardi? Quali speranze c'erano per loro?

Godersi la vita giorno per giorno, settimana per settimanaspremendo un presente che non ha futuro...

<<Non starò via a lungo. Sarò di ritorno in tempo per la nascita della nostra bambina. E se Belenos sarà vigile, le cose andranno per il meglio e per noi, per la nostra storia, potrà esserci una seconda possibilità. 

Non badare a cosa dicono i maligni: "Noi ci alziamo in volo, e loro sono fermi">>

<<Eppure, Roman,  io so che tu sai che io so. So gli oracoli dicono diversamente. 
Dis aliter visum>>

Lui sospirò:
<<Così mi è stato riferito. Possibili incidenti, problemi di salute e tentativi di avvelenamento. Non è certo una novità il fatto che lady Margaret e tua sorella Joelle ti vogliano morta, ma io non ho visto direttamente questo futuro. Mi è stato riferito da una fonte di cui non riesco a fidarmi del tutto, Edwina Ataris. E allora a cosa credere? Quid est veritas? Cos'è la verità?>>



Jessica teneva strette le sue mani in quelle di lui:
<<Non mi preoccupo per me, ma per nostra figlia. Se fosse necessario, sarei pronta a sacrificarmi, per salvare lei. Una vita per un'altra vita! Salva Igraine, ti prego, questa è l'assoluta priorità!>>

Sguardi, sussuri, lampi nel buio.

E' l'ora. L'ora della consapevolezza. Meglio sarebbe stato non prevedere nulla, non sentire nulla. Meglio a chi il senso smarrì dell'essere. Meglio la stoltezza, l'indifferenza. 

Forse gli idioti hanno ragione: l'unica vera felicità duratura appartiene a loro.

<<La salverò, questo è certo! E salverò anche te! Metterò ovunque guardie e persone fidate. Farò in modo che nessuno possa farti del male! Ho già dato incarico a mia madre di supervisionare tutto: lei veglierà su di te>>

Jessica percepì in lui un antico dolore:
<<Ho fiducia in te e in tua madre, ma non mi fido di nessun altro. Ho il timore che mi accadrà qualcosa di simile a quello che successe a Virginia>>

Waldemar chiuse gli occhi per il dolore:
<<Lo so, e non so darmi pace>>

<<Pensi ancora a lei?>>

<<>>

<<Dopo tutto questo tempo?>>

<<Sempre!>>



In fondo il vero amore era anche questo: si distingueva dagli amori falsi anche per la sua durata. Poteva passare il desiderio, poteva finire la relazione, ma l'amore spirituale no, non aveva mai fine.

Jessica comprendeva tutto questo:
<<Mi domando se sia il momento di accettare ciò che non possiamo cambiare. 
Il tempo ci porta via tutto a poco a poco, fino a che non resta niente, nessuno, in nessun luogo, mai>>

Waldemar scosse il capo:
<<Io non mi rassegno! Io non voglio perderti, Jessica>>

<<Nemmeno io! Ma tu lo dici per amore, o per sfidare la morte?>>

Lui sospirò:
<<Entrambe le cose. Amare vuol dire anche combattere contro la morte, per salvare chi è importante per noi. Ed io, per quanto ci abbia provato, non sono riuscito a smettere di provare qualcosa di grande per te>>

Lei si commosse e lo abbracciò.
Poi si baciarono a lungo, all'inizio con passione e poi con grande dolcezza, come mai prima di allora.

Alla fine, Jessica disse:
<<Ho atteso così a lungo questo momento! Tu non hai idea di quale gioia mi hai dato!>>

<<Spero che questo sia solo l'inizio>> disse lui, sapendo di mentire.

<<Sappiamo entrambi che potrebbe restarci poco tempo. Ma anche se dovesse essere poco, sarà per noi come tutto il tempo che esiste>>



<<Non voglio arrendermi>> disse lui <<Bisogna essere pronti a lottare per ciò che sia ama.
Devi promettermi che sarai sempre vigile e attenta. Non fidarti di nessuno. Sii cauta. Non abbassare mai la guardia. Promettimelo, Jessica!>>

<<Lo prometto. Ma ora recita una poesia per me. Una di quelle che hai scritto quando morì Virginia. Iniziava con queste parole: "Il freddo della stanza che raggela...">>

Lui ricordò e, sebbene troppo triste, esaudì il desiderio di lei, e pronunciò quei versi con voce grave:

<<Il freddo della stanza che raggela
e il luogo dove tu posasti lieta
ora deserto, e nel silenzio solo si sente
la loquela vana degli astanti
lungo le sale, oltre la biblioteca.

E sento che è reale solo la tua assenza,
tutto il resto è vuoto, finto, vano,
e come queste scale tutto scende, 
precipita, si schianta.

Vorrei sapere a cos'è servito vivere,
amare, soffrire, gioire, combattere
se poi così presto ci si è dovuti perdere

Meglio a chi il senso smarrì dell'essere
meglio quest'ombra, questa caligine,
io voglio, io voglio adagiarmi,
in un sonno che duri infinito>>

Jessica si fermò, poiché la voce le tremava per la commozione, poi chiese:
<<Scriverai anche per me una poesia così toccante, quando morirò?>>

<<Io ti salverò, Jessica!>>

Gli occhi di lei erano pieni di lacrime:
<<Sei il migliore di tutti noi, Roman. Mi dispiace di averti fatto soffrire. So che nessun altro mi perdonerà, ma il tuo affetto mi compensa di ogni altra cosa>>

Waldemar la strinse forte a sé:
<<Non c'è nulla di cui scusarti. Qui ad Estgoth io ho ritrovato me stesso, e scoperto le mie potenzialità, anche grazie a te! Chi mi ha sottovalutato, se ne pentirà molto presto.
Il Dormiente si è risvegliato! Da oggi inizia una Nuova Era, un Nuovo Ordine Mondiale>>


FINE - LA VICENDA PROSEGUE NEL ROMANZO "GLI INIZIATI DI ESTGOTH", DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE SU QUESTO BLOG.