domenica 20 marzo 2016

Vite in prestito. Capitolo 2. L'Orma del Diavolo

La disgrazia si abbatté per la prima volta sulla famiglia Della Quercia nella notte in cui il mio trisavolo Ferdinando detto "Querciagrossa", fu disarcionato dal suo destriero (o ronzino, scegliete voi) in una località montana del modenese detta l'Orma del Diavolo, dove un tempo, migliaia di anni prima, sorgeva, guarda caso, una enorme quercia, centro del culto pagano dei Druidi, per la tribù dei sopravvissuti Galli Boi e Liguri Friniati.
Tale quercia fu poi abbattuta per ordine del pio imperatore romano Teodosio I, nell'anno Domini 389, in seguito alle devote insistenze di sant'Ambrogio, vescovo di Milano.
Poco dopo l'abbattimento dell'antica quercia celtica, incominciarono ad essere avvistati, in quel luogo già considerato maledetto, degli spiritelli notturni, folletti o elfi o fate del Piccolo Popolo, secondo la tradizione celtica.
Millenni dopo, Ferdinando Della Quercia, boscaiolo e guardacaccia dei terreni di una nobile famiglia del luogo, discendente dal generale feldmaresciallo Raimondo Montecuccoli, (comandante degli eserciti austro-ungarici contro i Turchi Ottomani), cavalcava proprio in quella zona e il suo destriero fu spaventato dai folletti che all'improvviso, almeno così raccontava il mio bisnonno, spuntarono fuori dalla selva di arbusti di rovere che circondava il sito dell'Orma del Diavolo.
La quercia celtica abbattuta reclamava a sé l'uomo che portava il suo cognome.
Da allora la magia dei folletti e l'influsso celtico, con tutte le sue misteriose e oscure implicazioni, non abbandonarono più la mia famiglia paterna.