giovedì 2 marzo 2017

La situazione nel nord della Siria è esplosiva: la Turchia ormai è in guerra contro tutti



Lo Stato Islamico è ormai al collasso: assediato persino nelle sue roccaforti di Raqqa e Mosul, schiacciato tra l'alleanza filo-russa di Assad, che sta nuovamente riprendendo il controllo di Palmyra e l'alleanza filo-americana e filo-europea dei Curdi del Rojava.
Grandi sconfitti, in questo scenario, sono la Turchia e l'Arabia Saudita, i due paesi che hanno supportato i fondamentalisti islamici sunniti in Siria, appoggiando in maniera aperta il Fronte Islamico di Al-Nusra e Al-Qaeda, che attualmente controlla l'Emirato di Idlib, e in maniera segreta il Califfato Islamico dell'Isis, fino a quando la nuova amministrazione americana di Donald Trump ha apertamente costretto Erdogan a prendere posizione contro il Daesh.
Resta comunque l'interrogativo su cosa succederà adesso nel bollente fronte nord della guerra, dove i Turchi hanno attaccato i Curdi siriani del Rojava, che hanno subito stretto un patto con Assad e Putin, mantenendo nello stesso tempo buoni rapporti con Trump e l'Europa?
L'amministrazione americana sta facendo pressioni su Erdogan affinché eviti un massacro inutile , ma si sa che il Sultano turco, al pari dell'Emiro di Idlib e del Califfo dell'Isis è diventato una sorta di cane sciolto, che ha bisogno di tenere impegnato l'esercito per evitare altri colpi di stato.
Una cosa è certa: i prossimi giorni saranno incandescenti, perché ormai il fronte sunnita e quello sciita sono pronti per la battaglia finale, dopo 1200 anni di scontri per il controllo del Medio Oriente.
La Turchia è pronta a combattere contro tutti, pur di creare uno stato cuscinetto che la separi dalle varie componenti di quella che sarà la nuova Siria.
Tale impegno bellico turco, se dovesse sfidare apertamente sia la Russia che gli Usa, potrebbe portare ad una escalation senza precedenti, costringendo tutte le amministrazioni coinvolte a prendere una posizione netta a favore di Erdogan o contro di lui.

Legenda: in verde la zona turca (con l'appoggio dei miliziani islamisti di Al-Nusra), in rosa la zona siriana di Assad e del Syrian Arab Army, in arancione la zona contesa, in giallo la zona curda dell'Ydp e in grigio scuro la zona dell'Isis.

The Kurdish-led Syrian Democratic Forces (SDF) are to hand over a massive section of their territory west of Manbij to the Syrian Arab Army in order to create a buffer zone against the Turkish Army and Turkey-led forces in northern Syria. The map above is an initial estimate of the area which will be handed over to pro-government forces and not official.

In recent days the Euphrates Shield operations room (a coalition of Turkey-led armed Islamist groups, backed by the Turkish Armed Forces) has launched an offensive against the the SDF in order to capture the strategic crossroads city of Manbij.


The ferocity of the new Euphrates Shield offensive against the SDF has incited the Manbij Military Council (MMC) to consider a local military cooperation agreement with the Syrian Arab Army (SAA) which includes pro-government access to SDF territories in northern Syria.

“To reach these objectives [the defense of Manbij] we have transferred, after reaching a new alliance with Russia, the defence of the line to the west of Manbij – where the villages between us and the gang groups [FSA, Ahrar al-Sham] affiliated to the Turkish army are – to Syrian state forces.”

The area being handed over to the Syrian Arab Army will serve just as much as a political buffer zone as a military one. The true nature of the Erdogan regime’s ambitions in Syria will soon be revealed to the world based on whether it chooses to attack government-held areas or not. By choosing to commit to an offensive against pro-government forces, the Erdogan regime will demonstrate that it pursues an imperialist agenda in Syria in direct violation of the territorial sovereignty of that country and against the wishes of its legitimate government.

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