sabato 18 febbraio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 31 . Le vicissitudini del giudice Papisco e le trame della Signorina De Toschi

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Il giudice Giuseppe Papisco e sua moglie Ginevra Orsini avevano avuto quattro figli: Alberto (nato nel 1938),  le gemelle Clara Benedetta (nate nel 1940) e Carlo (nato nel 1942).
Per alcuni anni la famiglia Papisco visse felicemente e fu un modello per l’alta società forlivese.
Durante la Repubblica Sociale, Papisco si era distinto come ardente sostenitore del repubblicanesimo socializzatore e della riforma del diritto societario, in cui abilmente sostenne l’ipotesi di nazionalizzazione delle grandi industrie, che poteva piacere sia al fascismo repubblichino, sia al social-comunismo, sia al cattolicesimo-sociale. Comunque fosse finita la guerra egli sarebbe “caduto in piedi”.
Questi studi giovarono anche alla sua fama accademica, come autore di testi che continuavano ad essere studiati come se fossero la Sacra Bibbia.
Dopo la Liberazione si era iscirtto al Partito Repubblicano Italiano, ma aveva stabilito ottimi rapporti con la Democrazia Cristiana, in particolare con la corrente cattolico-sociale dei "professorini" Dossetti-Fanfani.
Passati i cinquant'anni, il giudice Papisco si poteva considerare un uomo di successo sotto ogni punto di vista.
E questo è sempre il momento più pericoloso, perché il successo è come l'alcool: dà alla testa, e riduce i freni inibitori,
Era l'autunno 1953 quando si verificò un imprevisto destinato a segnare profondamente la vita non solo del giudice Papisco e di sua moglie, ma anche di tutta la famiglia Orsini Balducci di Casemurate.
La vicenda incominciò in maniera piuttosto classica.
Papisco si innamorò perdutamente della sua bella e sveglia segretaria, tale Serena Sarpi, che lo aveva conquistato a tal punto da fargli perdere ogni prudenza.
Quando la notizia di quella relazione adulterina divenne di dominio pubblico, Papisco si trovò di fronte a un dilemma.
Il suo desiderio sarebbe stato quello di andare a vivere con Serena, ma in tal caso avrebbe ufficializzato l'adulterio e si sarebbe macchiato del reato di abbandono del tetto coniugale, e questo avrebbe segnato la fine della sua carriera.
La moglie Ginevra Orsini chiamò in soccorso sua madre, la Contessa Emilia, la quale dichiarò:
<<In questi casi, non c'è che la Signorina De Toschi. Ci penserà lei a far ragionare tuo marito>>
Quella frase suonava quasi comica.
Ginevra e sua sorella Diana avevano sempre associato la Signorina De Toschi alla Monaca di Monza dei Promessi Sposi, a cui ci si rivolgeva nelle situazioni scandalose.
Il giudice Papisco, con moglie e suocera, si ritrovò dunque davanti all'imponente e matronesca presenza di Mariuccia De Toschi.
L'attempata Signorina lo squadrava con occhi da rospo, tenendo  nella mano destra l'eterna sigaretta e nella mano sinistra l'eterno fazzoletto umido e lurido.
<<L’alta società ti volterà le spalle, se non poni fine immediatamente a questa indecenza!>> fu l’ “anatema” che la De Toschi pronunciò contro di lui: «Farai come ti dico, o sarò io stessa a punirti. Hai tradito non solo la fiducia di tua moglie, ma anche quella del mi’ babbo! Se hai vinto il concorso e hai avuto il posto qui, è grazie all'appoggio degli attendenti del Generale De Toschi. Non dimenticarlo mai, perché così come ti abbiamo creato, ti possiamo distruggere!»
Papisco ne fu terrorizzato:
<<Il problema è che Serena, come mia segretaria, è venuta a conoscenza dei segreti di mezza città, compresi quelli del caso della morte di Isabella Orsini>>
Questo non era stato preventivato.
Il faccione della Signorina divenne viola:
<<Maledetto idiota! I documenti sulla morte di Isabella dovevano essere distrutti! Non dirmi che la tua amante conosce anche l'esito dell'autopsia?>>
Papisco si sentì sprofondare fino al cerchio più profondo dell'inferno:
<<Serena sa tutto. E se non avrà una buona sistemazione, rivelerà ogni cosa>>
La De Toschi era a tal punto furente che pareva sull'orlo di un colpo apoplettico:
<<Una buona sistemazione? Gliela do io una buona sistemazione! Se ha letto davvero quei documenti, dovrebbe aver capito che chi si mette contro la nostra famiglia prima o poi fa una brutta fine!>>
Il giudice cercò di arginare la rabbia della zitellona:
<<Isabella apparteneva alla famiglia, ma questo non l'ha salvata>>
La Signorina capì dove lui voleva arrivare:
<<Se si fosse confidata con me e avesse seguito le mie istruzioni, non avrebbe fatto quella fine. Ma una volta che la disgrazia è accaduta, bisognava limitare i danni. Su questo eri d'accordo anche tu. Ci sei stato utile, non lo metto in dubbio, ma adesso ci hai messo in una situazione molto imbarazzante>>
Lui giocò la sua ultima, disperata carta:
<<Potrei esservi ancora utile. Ci sono altri scandali all'orizzonte. Ettore Ricci potrebbe venire a sapere della tresca di Diana con Federico Traversari>>
Qui intervenne la Contessa Emilia:
<<Ettore è perso dietro ad Angelica Traversari. Non farà niente contro il fratello di lei>>
Papisco inarcò le sopracciglia:
<<Per il momento... Ma dovete convenire con me che ci troviamo tutti sopra una polveriera. E' meglio trovare un compromesso, piuttosto che saltare tutti in aria...>>
La De Toschi appoggiò la sigaretta sul portacenere, prese il fazzolezzo lurido, si soffiò rumorosamente il naso, poi spalancò i suoi enormi occhi da batrace:
<<Di' alla tua sgualdrina che avrà la sua sistemazione. Ma non voglio più sentir parlare di lei e dei suoi ricatti. Tu tornerai al tuo lavoro, e farai bene a rigar dritto e ricordare a chi devi la tua fedeltà. Siamo tutti sulla stessa barca: se gli Orsini affondano, tutte le famiglie legate agli Orsini affondano con loro, e questo vale per te, per me e per tutti quelli che hanno avuto il privilegio di entrare in questa dinastia>>