domenica 16 aprile 2017

Possibili piani di spartizione della Siria e dell'Iraq dopo la sconfitta dell'Isis

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E' difficile dire quanto ancora durerà la guerra civile in Siria e in Iraq, specialmente dopo che l'amministrazione Trump ha cambiato atteggiamento nei confronti del presidente siriano Assad, incolpandolo di un improbabile uso di armi chimiche (quasi sicuramente fatte esplodere dagli jihadisti del gruppo Tharir Al-Sham, alleato di Al-Qaeda). Resta comunque improbabile che la Russia di Putin possa permettere la caduta di un alleato come Assad, sostenuto anche da tutto il mondo sciita, tra cui l'Iran, l'Iraq e il partito libanese combattente degli Hezbollah.
E' altrettanto improbabile, tuttavia, che Assad possa vincere la guerra, riprendendo il controllo su tutto il territorio siriano.
Si dovrà dunque arrivare, prima o poi, ad una divisione (temporanea o definitiva) del paese in zone di influenza, tenendo conto delle componenti etnico-religiose e dei paesi stranieri che hanno supportato le varie fazioni in campo, soprattutto nella guerra contro l'Isis, lo Stato Islamico che tutt'ora controlla la maggior parte del territorio.
Un possibile piano di spartizione potrebbe essere quello indicato nell'immagine introduttiva, che comprende una completa suddivisione del Medio Oriente, incluso quindi anche l'Iraq.
La zona a nord sarebbe sotto il controllo degli Usa, in parte condiviso con la Turchia e in parte destinato alla creazione di un Kurdistan indipendente.
La zona rossa centrale, comprendente lo Stato Alawita, la capitale Damasco e le città di Aleppo, Hama, Homs e Palmyra, rimarrebbe sotto il controllo congiunto della Repubblica Araba di Siria (controllata dal partito Baath, dalla famiglia Assad e dagli Hezbollah) e della Russia di Putin.
La zona sud della Siria, compresa l'area dei Drusi, sarebbe sotto il controllo del Regno Unito, della Giordania e indirettamente anche di Israele, che otterrebbe l'annessione delle alture del Golan.
Per quello che riguarda l'Iraq, la secessione del Kurdistan iracheno è sicura, mentre per ciò che resta dello stato arabo, potrebbe essere auspicabile una soluzione federale che separi la regione sunnita, il Sunnistan, da quella sciita, lo Shiistan.
Rispetto all'immagine introduttiva, il punto più incerto riguarda la zona nord, che è ancora in gran parte sotto il controllo degli jihadisti di Tharir Al-Sham, che hanno il loro centro operativo nella città di Idlib e godono del pieno sostegno della Turchia, la quale fornisce loro armamenti e rifornimenti, oltre che supporto militare diretto.
L'immagine sottostante risale al 2015, prima dell'intervento diretto della Turchia e prima del sostegno degli Stati Uniti all'offensiva dei Curdi contro l'Isis.

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L'idea di lasciare ad Assad e alla Russia soltanto il controllo dello Stato Alawita non tiene conto della riscossa dell'esercito siriano, che, grazie anche all'appoggio di Putin e degli Hezbollah, ha riconquistato Aleppo, Palmyra e parte dei territori a sud dell'Eufrate, ponendo le basi per un forte nucleo sciita.
Anche la proposta di lasciare ad Assad, oltre lo Stato Alawita, anche una striscia di territorio comprendente Hama, Homs e Damasco, rinunciando però ad Aleppo e Palmyra, non è attuabile, considerando l'impegno profuso dallo stesso Assad e dall'alleato Putin nella riconquista delle due città in questione.

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Considerando la situazione attuale, come si può vedere nella mappa sottostante, le città di Aleppo e Palmyra dovranno rimanere sotto il controllo congiunto siriano-russo.

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Resta da vedere chi riuscirà a conquistare il territorio ancora controllato dall'Isis. 
Nei primi mesi del 2017 sembrava che Putin e Trump avessero trovato un accordo tacito e implicito sulla suddivisione dell'Isis e cioè la zona a sud dell'Eufrate sotto l'influenza della Russia e la zona a nord dello stesso fiume sotto l'influenza degli Stati Uniti.
L'inaspettata svolta anti-putiniana di Trump ha complicato enormemente la situazione, causando una battuta d'arresto nella guerra contro l'Isis, ridando speranze ai cosiddetti "ribelli moderati" sunniti di stampo salafita e wahabita, sostenuti dall'Arabia Saudita e dalla Turchia.
Una soluzione probabile, considerando gli equilibri attuali e le intenzioni future delle parti in causa, potrebbe essere la seguente: le zone dell'Isis a est di Palmyra potrebbero spettare ad Assad sotto l'influenza russa e le zone a ovest ai sunniti sotto l'influenza statunitense.
Questa soluzione tiene anche conto del fatto che il blocco sunnita otterrebbe l'obiettivo di chiudere il "corridoio sciita" che, tramite la Siria e l'Iraq, permetteva all'Iran uno sbocco al Mediterraneo, con la possibilità di costruite gasdotti e oleodotti in quella direzione.
E' noto infatti che la guerra civile è incominciata quando un gruppo di terroristi, sostenuti dall'Arabia Saudita, dalla Turchia e dal Qatar, hanno cercato di rovesciare il governo di Assad per poter creare un corridoio sunnita che permettesse il passaggio di un gasdotto che da Doha sarebbe dovuto arrivare fino a Istanbul passando per il deserto saudita e quello siriano.
Questa soluzione appare ancora praticabile a patto che i territori a est di Palmyra cadano sotto controllo dell'alleanza sunnita filo-statunitense.

Il primo, il secondo e il terzo mondo nel 2016 in base all'indice di sviluppo umano



L'indice di sviluppo umano è un indicatore di sviluppo macroeconomico realizzato nel 1990 dall'economista pakistano Mahbub ul Haq, seguito dall'economista indiano Amartya Sen. È stato utilizzato, accanto al PIL (prodotto interno lordo), dall'Organizzazione delle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualità della vita nei paesi membri.
In precedenza, veniva utilizzato soltanto il PIL, indicatore di sviluppo macroeconomico che rappresenta il valore monetario dei beni e dei servizi prodotti in un anno su un determinato territorio nazionale e che si basa quindi esclusivamente sulla crescita e non tiene conto del capitale (soprattutto naturale) che viene perso nei processi di crescita. Questi parametri misurano esclusivamente il valore economico totale o una distribuzione media del reddito. In pratica, un cittadino molto ricco ridistribuisce la sua ricchezza su molti poveri falsando in tal modo il livello di vita di questi ultimi.
Si cercò quindi, attraverso l'indice di sviluppo umano, di tener conto di differenti fattori, oltre al PIL procapite, che non potevano essere detenuti in modo massiccio da un singolo individuo, come l'alfabetizzazione e la speranza di vita.
La scala dell'indice è in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide, in base ai quartili (dal 2010), in quattro gruppi: paesi a molto alto sviluppo umano, paesi ad alto sviluppo umano, paesi a medio sviluppo e paesi a basso sviluppo umano.