lunedì 10 luglio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 78. Ida Braghiri, la Governante "Dittatrice" di Villa Orsini

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Riguardo alla dialettica servo-padrone, Hegel aveva già detto quasi tutto: i padroni finiscono per dipendere completamente dai servi e se questi ultimi riescono a rendersi indispensabili e insostituibili, allora il rapporto si ribalta e diventano essi stessi i veri padroni.
Qualcosa di molto simile, e sotto certi aspetti anche peggiore, accadde nel rapporto tra la famiglia Braghiri e la famiglia Ricci-Orsini.
Sembrava quasi una riedizione della tecnica con cui i maggiordomi Carolingi avevano soppiantato gli antichi re Merovingi, bollati poi impietosamente dalla storia come "re fannulloni".
Gli Orsini erano, in un certo senso, i nuovi Merovingi.
Ciò divenne evidente quando, dopo la tempesta che aveva travolto il Feudo Orsini, il suo ex-amministratore Michele Braghiri non solo non fu allontanato anche dalla Villa, ma riuscì a mantenere il potere assoluto sulla gestione di quest'ultima, tramite il lautamente remunerato ruolo di sua moglie Ida, Governante da quasi cinquant'anni.
In molti si chiedettero come mai la famiglia Braghiri fosse riuscita a mantenere il suo ruolo centrale pur essendo fortemente sospettata di aver tradito la famiglia Ricci-Orsini collaborando segretamente con i pubblici ministeri e i testimoni dell'accusa.
La risposta non è semplice e a molti potrà sembrare incomprensibile e irrazionale, ma bisogna tenere a mente che la normale logica aristotelica non aveva mai funzionato del tutto all'interno della Contea di Casemurate e in special modo nell'ambito del Feudo Orsini.
Ida Braghiri e suo marito Michele erano entrati al servizio del Conte Achille Orsini dietro raccomandazione del vecchio Giorgio Ricci, detto "Zuarz", il padre di Ettore, che aveva fatto fortuna come usuraio e deteneva tutte le cambiali firmate dal Conte e dal suo predecessore in decenni di folli spese.
Inizialmente Ida era una normale cameriera e Michele un semplice fattore, ma la loro abilità era consistita nel guadagnarsi fin dall'inizio la simpatia e la fiducia sia di Ettore Ricci che di Diana Orsini.
La loro abilità era stata duplice: avevano infatti saputo coniugare una professionalità apparentemente impeccabile con una straordinaria capacità di sostituirsi ai padroni nell'esercizio stesso delle loro funzioni più elementari.
Questo fu possibile perché in fondo, mentre Ettore e Diana pensavano in grande e detestavano i dettagli, Michele e Ida avevano i piedi saldamente ancorati a terra e si divertivano un mondo ad accumulare le deleghe gestionali dell'ordinaria amministrazione.
In particolare questo tipo di dinamica era risultato facilissimo per Ida.
Tutto quello che per Diana Orsini rappresentava una seccatura, per Ida Braghiri era invece un modo per esercitare la propria autorità e consolidare il proprio potere.
Diana non amava le questioni pratiche: era uno spirito poetico, che viveva nel mondo dei sogni e dell'immaginazione, un universo fatto di letteratura, di musica, di arte, di spiritualità: tutto il resto le pareva un'imperdonabile perdita di tempo.
Citando una celebre battuta di Villiers De L’Isle-Adam, Diana Orsini era solita affermare: <<Vivere? Lo facciano per noi i nostri domestici>>
Mi rendo conto che questa frase potrà sembrare insopportabilmente classista e snobistica per i lettori, ma in difesa di Diana Orsini va detto che fu sempre gentilissima e generosissima con Ida Giorgini, fino al punto da considerarla la vera "Arzdora", per usare un termine romagnolo, ossia la vera "Reggente" della Casa e della Famiglia.

Per questo, quando il clan Ricci-Orsini fu travolto dallo scandalo dei processi ad Ettore Ricci, nessuno si stupì del fatto che Diana, pur sospettando che Ida Braghiri fosse complice di Michele nella cospirazione contro Ettore, rifiutò di cacciarla di casa, perché ormai "Ida è diventata la colonna di questa casa, nel bene e nel male, e se questa colonna portante venisse rimossa, tutta la casa crollerebbe fino all'ultimo mattone".
A dire il vero, bisogna ammettere in tutta onestà che sia Diana che le sue figlie e i suoi generi e i suoi nipoti avevano sviluppato nei confronti di Ida Braghiri una sorta di timore reverenziale che sconfinava nella soggezione.
Del resto Ida Braghiri aveva, come si suol dire, le physique du rôle, tanto da ricordare Bette Davis nel memorabile e inquietante ruolo di Nanny, la Governante.

Nanny, la governantе.png

Decisa, sicura di se, massiccia, assertiva, dominatrice, si era sempre occupata di tutta la famiglia Ricci-Orsini, e specialmente nelle tre figlie di Ettore e Diana, cercando di mantenerle in uno stato di sudditanza psicologica, favorito dalle continue emicranie e crisi malinconiche della loro romantica madre.
A ottant'anni suonati, nel 1990, Ida Braghiri tentò di ripetere quell'operazione con i tre nipoti di Ettore e Diana, ma qui le cose non funzionarono egualmente bene.
In particolare Riccardo non sopportava la presenza asfissiante e ingombrante di quell'anziana dispotica il cui cipiglio ancora faceva tremare sua nonna e sua madre.
Uno degli elementi di Ida che maggiormente la rendevano sospetta era la debordante tendenza a gioire delle disgrazie altrui.
Quando qualcuno raccontava ad Ida Braghiri una disgrazia che era capitata a se stesso o a un conoscente, gli occhi di lei scintillavano di una gioia sadica e persino la bocca riusciva a stento a celare un ghigno malefico.
Ettore Ricci se ne accorse tardi, soprattutto dietro suggerimento dei nipoti, ai quali dovette ammettere che: <<Quando sente parlare di una disgrazia successa agli altri le ride anche il culo!>>
Ciò che accadde nei decenni successivi, quando tutti i protagonisti di questo romanzo erano ormai decrepiti o scomparsi, si può considerare  un vero e proprio braccio di ferro tra Ida Braghiri e i nipoti di Ettore e Diana per il controllo effettivo dell'amministrazione di Villa Orsini.