venerdì 13 ottobre 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 84. Le piogge di Casemurate

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Era un settembre piovoso, quello del 1994, a Casemurate.
Villa Orsini sembrava il rudere di un maniero disabitato. Persino il Salotto Liberty si era fatto più cupo.
Segno dei tempi, e delle cose perdute.
<<Presterai anche tu l'anima a questo ingranaggio di automi in bianco e nero?>> chiese Diana a suo nipote.
Parlava sempre per metafore.
Non era una nonna come tutte le altre. Non lo era mai stata, fortunatamente, nemmeno dopo gli ottant'anni e nei decenni che seguirono, nell'arco della sua vita destinata ad essere lunga quasi un secolo.
Per questo Riccardo l'adorava anche quando lei disapprovava le sue scelte.
<<Forse gli automi hanno ragione... 
In ogni caso, il test di ammissione è andato bene. Partirò per Milano la settimana prossima. Le lezioni incominceranno alla fine del mese>>
Diana non voleva nemmeno sentir pronunciare il nome della prestigiosa università privata milanese a cui il nipote si era iscritto per studiare economia:
<<Milano. Una città grande, senza dubbio, ma non una grande città, specie di questi tempi>>
I postumi dell'inchiesta Mani Pulite si facevano ancora sentire in una città disorientata che sembrava essere reduce da un uragano.
<<Resta comunque una metropoli piena di opportunità per chi ha una certa ambizione>>
Decenni dopo, Riccardo avrebbe sorriso, ripensando a quelle parole entusiaste.
E Diana avrebbe sorriso insieme a lui. Ma in quel momento non era possibile. I tempi non erano maturi. Rimaneva però un dubbio:
<<Purché questa ambizione non sia solo l'adempimento di una promessa. Lo dico ora e poi tacerò per sempre: tu sei l'erede di Ettore, non Ettore stesso>>
La pioggia aumentò, come se gli elementi volessero rispondere all'evocazione di quella forza della natura che era stato il defunto Ettore Ricci.
<<In me scorre il suo sangue, la sua stessa determinazione, il suo stesso desiderio>>
Tutte cose che lo avevano portato alla grandezza e alla rovina.
Diana lo sapeva meglio di chiunque altro sulla faccia della terra.
<<Sapevo che il suo fantasma non ci avrebbe mai lasciati. E' come se fosse prigioniero nelle nostre menti. Ma cos'è, in fondo, che ci rende prigionieri, se non l'amore? 
Plaisir d'amour ne dure qu'un moment, chagrin d'amour dure toute la vie>>
Terribilmente vero, ma Riccardo aveva un dubbio:
<<Tu hai avuto molti amori e il nonno... be', per molto tempo non è stato tra questi...>>
Lei sorrise, divertita:
<<Mi sono accorta tardi che lo amavo, un po' come Rossella O'Hara con Rhett Butler>>
Il nipote annuì:
<<In effetti la tua vita ha molti punti in comune con Via col vento>>
Diana sospirò:
<<Ma per me ed Ettore non c'è il finale: "Domani è un altro giorno". Non c'è più un domani. 
E questo mi rattrista, soprattutto nei giorni di pioggia, quando sono costretta a rimanere chiusa in questa casa troppo grande, troppo piena di ricordi. 
La verità è che sono vecchia, Riccardo. Lo so che non lo sembro, ma comincio a sentirlo nel cuore. 
Se chiudo gli occhi mi sembra di vedere ancora mia madre sulla sua poltrona che sorseggia il Cabernet Sauvignon, o le mie sorelle che spettegolano sui miei corteggiatori ed Ettore che mi divora con quegli occhi infuocati. 
Fantasie, certo, ma cosa saremmo senza fantasie? 
In giorni come questi, a chi è nelle mie condizioni, non resta che imparare a vivere nella propria testa, perché lì non c'è muro che possa imprigionarci. 
E' una follia? Ebbene che la follia sia il nostro manto, un velo dinanzi agli occhi del nemico. 
E' un sogno? Certo: ognuno di noi vive dentro il suo sogno, ma chi è realmente il sognatore? Ah, lascia stare questi pensieri inutili... >>
Riccardo aveva ascoltato con attenzione:
<<Mai inutile è stata una tua parola o una tua azione nella vita>>
Lei gli rivolse uno dei suoi famosi sguardi con cui negli anni verdi conquistava i cuori: "il viso in alto di chi il mondo sfida e tiene in piedi un uomo con un sì".

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<<Spero di poterti essere utile ancora per un po'. A me potrai confidare tutto, persino quello che non confideresti a tua madre. Finché avrò vita e salute, potrai contare sul mio sostegno. 
E nei momenti difficili, ricorda: "grandi braccia e grandi mani avrò per te">>
Era una promessa destinata ad essere mantenuta, al di là di ogni aspettativa, quando, molti anni dopo, quando, una dopo l'altra, tutte le certezze che avevano sorretto la vita del nipote, e innalzato le sue aspettative sul futuro, sarebbero precipitate, schiantandosi contro quello che Freud chiamava "il Principio di Realtà",
<<Ci conto. Mi attendono anni impegnativi. Comunque vadano le cose, ciò che mi aspetta non sarà facile>>
Il viso di lei si fece severo:
<<Nessuna cosa che abbia valore è facile. Chi lo nega mente a se stesso ed è destinato al fallimento>>
Niente era mai stato facile nella vita di Diana, mentre, fino ad allora, la vita di suo nipote era stata semplificata dall'appartenenza a una famiglia che risolveva i problemi al posto suo.
<<E' solo che vorrei che il mio entusiasmo non si infrangesse di fronte a un contesto così diverso da quello della vita di provincia che ho condotto fino adesso>>
Il riferimento alla "vita di provincia" parve divertire Diana:
<<Forse l'esperienza della metropoli ti servirà a comprendere meglio la situazione generale. 
Io non ho mai avuto questa possibilità, ma nella mia lunga vita sono stata testimone di eventi storici di portata globale. 
E' come se la Grande Storia fosse venuta a trovarmi a casa, in questa landa sperduta, senza invito né preavviso.
Ormai i testimoni di quegli eventi sono quasi tutti morti, e la tragedia di una generazione è diventata uno scherzo per quella successiva.
La mia paura è che anche la tua generazione debba affrontare eventi storici dalle conseguenze imprevedibili. Percepisco l'inquietudine di questi tempi.
Per esempio, quello che ora succede in Bosnia potrebbe essere la premessa di qualcosa di più esteso. La Guerra Fredda non è finita, anzi, si è "riscaldata".
I conflitti non si sono mai sopiti e adesso stanno ritornando. 
I tempi si sono inaspriti e in tutti i luoghi ora l'amore si mescola con l'angoscia>>
I suoi occhi erano persi nel ricordo di qualcosa di orribile di cui era stata testimone negli anni della guerra.
<<Cosa prevedi?>>
Lei guardò fuori dalla finestra e fissò la bufera in corso, e la pioggia battente che scendeva da un cielo di piombo:
<<E' incominciato tutto così anche l'altra volta. 
Le antiche alleanze si incrinavano e le provocazioni aumentavano. C'erano conflitti ovunque, ma ognuno faceva finta di non vederli. Non se ne parlava, perché sembrava "maleducazione". E alla fine si è scelta la strada della guerra e del sacrificio di milioni di vite in nome del primato anglosassone.
Ma oggi è ancora peggio: i più non si accorgono del pericolo finché non hanno l'acqua alla gola, e gli altri, persino i più informati, non hanno le idee chiare, perché i segreti si confondono facilmente con le menzogne, e chi nasconde la verità troppo a lungo finisce per dimenticarla.
Spero di sbagliarmi, comunque.
Sarebbe interessante conoscere il parere di Ettore sugli eventi attuali. Chissà se ora ci starà sentendo da qualche parte>>
Percepirono entrambi l'assenza dell'uomo che aveva tenuto in piedi la famiglia negli anni tragici.
Riccardo ne sentiva profondamente la mancanza:
<<Ogni giorno, quando ho un pensiero importante, mi viene da pensare: "Ora lo dico al nonno" e poi mi rendo conto che lui non c'è più... perché tanto è inutile illudersi... non esiste un'anima immortale... e forse è meglio così>>
Diana continuò a fissare la piogga:
<<Una volta Ettore mi disse: "Spero che Dio non esista, altrimenti io sono fottuto". 
Ah ah, riusciva a scherzare anche su queste cose. 
Un'altra volta mi disse persino che non temeva di essere dannato e io credo di sapere il perché. 
Dio lo si vede meglio dall'inferno>>
Era una metafora, naturalmente:
<<Questo vale più che altro per i vivi. Non permettere che il vuoto lasciato dai defunti riempia il tuo cuore, né i rimpianti del passato, poiché il presente ha già le sue inquietudini, e a ogni giorno basta la sua pena>>
Negli occhi di Diana brillò il riflesso di un lampo che si era abbattuto nelle vicinanze:
<<Già, e la pena di oggi è questa pioggia che piange sui miei giardini vuoti, senza nemmeno un'anima a udire quel pianto>>
Il pianto era per un mondo che non esisteva più: "la casa Traversara e gli Anastagi (e l'una gente e l'altra è diretata), le donne e i cavalier, gli affanni e gli agi che ne invogliava amore e cortesia, laddove i cuor son fatti sì malvagi..."
Diana riprese in mano il libro di poesie e lesse:
<<

Il fuoco d'artifizio del maltempo
sarà murmure d'arnie a tarda sera.
Come oro volano le foglie al vento,
gli anni sono passati come rapidi sorsi
di dolce idromele in eburnei saloni.
E ti scrivo da qui, da questo tavolo remoto
 da questa stanza con travature antiche 
e vene di salnitro alle pareti.
 Manda il focolare fumate morbide 
che risalgono una valle d'elfi e funghi. 
Spezza il vento fragili mura di arenaria 
e sconvolge i libri d'ore perdute nei solai...

>>
Infine prese la mano del nipote e disse:
<<Ti dono tutto l'amore che mi resta, perché le tue fatiche saranno gravi e in tutte il mio calore ti sosterrà, preservandoti dalla stanchezza. 
Quanto a me, il mio cuore è legato a questa terra e io dimorerò in queste lande nebbiose, a guardia della casa dei miei antenati, fino a che tu non sarai pronto per raccogliere quel poco che resta dell'eredità degli Orsini di Casemurate.
Fino a quel giorno, io ti aspetterò>>